L’insegnamento precoce delle lingue come strumento di arricchimento e potenziamento cognitivo per il bambino.
Gli psicolinguisti ritengono che solo l’apprendimento in età precoce garantisca la piena equivalenza, nel sistema cognitivo tra due lingue, essendo il cervello in tale età estremamente plastico. Il cervello dei bambini da quando nasce ai sette anni circa è, infatti specializzato nell’acquisizione delle lingue, nella seconda decade questa facoltà comincia a diminuire per permettere una maggiore specializzazione nell’apprendimento di informazioni e conoscenze. Pertanto, il periodo più proficuo per apprendere le lingue è nei primi anni di vita, in particolar modo dai tre ai sei anni, fase in cui il nostro cervello è più proattivo.
In glottodidattica è stata sviluppata la contrapposizione dei concetti di “acquisizione linguistica” e “apprendimento linguistico”. L’uso di questi due termini come contrapposti è nato proprio per distinguere fra il processo che il bambino segue per diventare competente nella lingua madre (“acquisizione”) e il processo che l’adulto segue per diventare competente in una seconda lingua (“apprendimento”).
Per “acquisizione” si intende un processo subconscio che dipende da un’ampia esposizione alla lingua e da un’ampia esperienza diretta della comunicazione, e cioè da una totale concentrazione sul contenuto dei messaggi. Invece, per “apprendimento” si intende uno studio conscio e meccanico delle forme linguistiche. Un importante autore in campo delle lingue e delle neuroscienze, Michel Paradis, ha scoperto che la lingua materna viene acquisita e memorizzata nei sistemi della memoria implicita, quella a cui accediamo spontaneamente, senza sforzo, al contrario della lingua appresa tardivamente, in maniera formale e mediante regole, che si colloca nella memoria esplicita, dove c’è ciò che apprendiamo, con lo studio.
Quindi per poter donare una vera conoscenza di una lingua straniera bisogna far in modo che venga acquisita e memorizzata nella memoria implicita, così come avviene per la prima lingua.
Per questo l’insegnamento delle lingue straniere deve essere proposta il primo possibile.
Imparare una lingua non è solo imparare parole diverse per le stesse cose, ma è imparare un nuovo modo di pensare a quelle cose.
I bambini, approcciandosi ad una nuova lingua straniera, scoprono che un oggetto, un animale, un’azione esistono liberi dal loro nome. E’ un aspetto, al di là della lingua, che coinvolge l’intero suo modo di guardare il mondo e di confrontarsi con esso.
La lingua straniera fornisce ai bambini una piattaforma per comprendere il mondo da una prospettiva totalmente nuova. Questo alimenta il loro senso di empatia e di comprensione verso gli altri in un momento cruciale della loro crescita incoraggiandoli a pensare in un modo nuovo. Un nuovo punto di vista, un nuovo strumento per comprendere il mondo in modi diversi.
Numerosi studi sul tema hanno ampiamente dimostrato come imparare due lingue da piccoli migliori le capacità cognitive, consentendo al cervello di “giostrarsi” tra più attività, di concentrazione, la memoria e l’attenzione selettiva.
Qui la nostra presentazione del progetto bilinguismo.